01 agosto, 2006

Awladi (I miei ragazzi)

La seconda settimana è stato un massacro. Come la prima.
Alla fine di ogni lezione sono assolutamente distrutto. La voce è stanca e anche le gambe perché corro nell’aula per quattro ore di seguito come una cavalletta; rimprovero i ragazzi che si alzano in piedi; scrivo mille volte la stessa parola alla lavagna, sui banchi, sui quaderni..
Meno male che non sono l’unico.
Quando vado in mensa per il pranzo, alla fine di ogni lezione, noto che siamo tutti un po’ pallidi e con lo sguardo nel vuoto. Segno che la lezione è veramente pesante per tutti.
Non si contano i KEFE’IAAAAAAA !!! (bastaaaaaa!!) urlati a pieni polmoni, per farli stare zitti. Non so come siano gli adolescenti italiani.
Questi sono dei casinisti ipercinetici e terribili. Ne ammazzerei volentieri qualcuno. In più sono degli attori nati, dei furbi irriducibili; negherebbero l’evidenza anche se vengono inchiodati da molti testimoni.
Però ci divertiamo. Ridiamo spesso di gusto. Io li prendo in giro o imito la loro goffa pronuncia per spronarli a pronunciare meglio i suoni della nostra lingua. Dal canto loro, mi sfottono quando oso pronunciare una parola in arabo.
Pero’ veramente difficile coinvolgerli.
Fa un caldo forte e aprire le finestre per fare passare l’aria è ancora peggio. Il traffico sulla Abd el Kader Taha è così forte e caotico da coprire ogni voce.
Poi è difficile spiegare certi concetti. Provateci voi a spiegare la differenza tra "è" e "sono" a degli arabi! In arabo non esiste il verbo essere!!! E in che modo glielo spiego, dal momento che non possiamo comunicare? A grugniti, come al solito. Poi qualcuno sa l’inglese e traduce per tutti.
Quello dell’Inglese è un altro punctum dolens. In effetti farebbe comodo, talvolta, comunicare con quella lingua. TUTTI, a parole, sanno dire "I speak English". Ecco bravi; però al 99% si fermano lì e non sanno dire altro.

Qualunque cosa va spiegata con un grande dispendio di fantasia.
Dire che il cellulare deve essere spento, che non bisogna chiamare o ricevere telefonate… potrei fare un disegnetto alla lavagna ma preferisco fare una scenetta.
Insceno un alunno maleducato che interrompe la lezione per telefonare. Mi siedo con loro su un banco vuoto della classe. Fingo di ascoltare la lezione e poi "driiiin" simulo con la voce il trillo di un telefono. "MMAMMMA!" urlo all’apparecchio, poi li guardo annuendo ed indicando il cellulare con l’indice: "E’ MAMMA!".
E loro giù a ridere come matti.
Poi rubo una merendina ad uno di loro, la scarto e molto platealmente la mangio e fingo di partecipare alla lezione. Scaglio la carta a terra. Fingo anche di sputare, a terra ovviamente.
LORO LO FANNO. Magari fuori della finestra, ma lo fanno.
In quei casi è difficile Reagire perché bisogna avere la delicatezza di intervenire senza offenderli. A loro magari pare naturale!
Imporre le regole: questi sono gli ordini tassativi dei Salesiani.
Comunque, man mano che passano i giorni, le tessere fondamentali del mosaico linguistico trovano il loro posto e comincio (comiciamo) a dire le prime frasi. "Quando", "adesso", "prima", "dopo", "se", "ma", "forse", "silenzio", "aspettate", "scrivete"… 15 giorni fa, all’inizio del corso non disponevo di queste parole. Non ricordo neanche come facessi a comunicare!.
Il problema più grande è la disciplina. L’ho già detto.
Anche se ho scoperto che sono in grado di farmi rispettare, la lezione è un tour de force fisico e psichico.
Ho scoperto che ho fatto un grosso errore. Non si può essere simpaticoni con una classe di terroristi come la mia. Solo severi e accigliati per tutto il tempo della lezione.
Con gli adolescenti credo che non ci siano vie di mezzo. Se gli dai un unghia si prendono tutto il resto.
Questa settimana, ahimè, sono stato costretto a prendere rimedi estremi e un po’ mi è dispiaciuto.
P. e M. e P. H, i Tre dell’Ave Maria,. sono stati spediti da me nello studio di Don Renzo (il capo dell’Istituto) in punizione. Sono tutti cristiani. In questo hanno ragione le voci di corridoio: i cristiani sono gli alunni peggiori. Confermo. Sarà che si sentono a casa loro, tant’è che rompono molto di più.
Il giorno successivo i ragazzini sono tornati scortati dai rispettivi genitori per una lavata di capo.
Quello che è incredibile è la loro faccia di bronzo: hanno spudoratamente negato di aver mai aperto bocca anche una sola volta, dopo 15 giorni di puro e assoluto casino. E i loro genitori a difenderli!
"MIN? ANA?", Chi? Io? Mi ha detto P. e intanto sua mamma mi inseguiva per il cortile cercando di farmi cambiare idea. L’avrei strangolato, lui e la sua faccia di…
Ad altri insegnanti è andata peggio di me. Ne ho visto qualcuno alle prese con mamme musulmane, tostissime e decisissime, dall’interno del loro burka, a difendere i loro criminali pargoletti.
Per darvi un’idea di quanto siano delinquenti i miei alunni (anche rispetto alle altre classi, nove in tutto) basti solo questo particolare che racconterò subito.
E’ una cosa tipicissima (ma mi avevano già avvertito) da parte degli studenti egiziani, invitare i propri professori italiani in qualche "club". Così, per cercare di stabilire una sorta di complicità con i prof., per cercare di farseli amici.
Ovviamente potete immaginare di cosa si tratti.
I soliti localuzzi squallidi (di solito nelle vicinanze delle Piramidi), con donnine più o meno nude.
Solo che, piccolo ma non trascurabile particolare, questo doveva partire come proposta degli alunni più grandi; ad esempio dagli studenti del quinto anno (quando comincerà l’anno scolastico).
E invece no. I miei piccoli mostri, dei 14enni, mi hanno già invitato!!!
Il "club!", el-Nadi, (come dicono loro)… addirittura mi avevano già fissato l’ora e il giorno, con l’arroganza tipica di chi sa che non riceverà un rifiuto.

Comunque devo ammettere che sono svegli. Provate voi ad imparare 50/60 parole di arabo alla settimana! Infatti questo è il loro ritmo di apprendimento.
Al giovedì c’è sempre il film. Proiezione del "Il re leone" e, la settimana dopo, "Madagascar". Molto belli. Commoventi e divertentissimi. Intravedo nel buio della sala i visetti commossi dei miei piccoli mostri… ops! … alunni.
I film sono in italiano ma la storia si seguirebbe benissimo anche se fosse in Tibetano. Non mancano le proteste: "Can’t understand!" Mi dice uno, un po’ saputello. Come faccio a spiegargli che non ha importanza; e che così intanto acquista familiarità con le sonorità del nostro meraviglioso idioma e che la storia si segue facilmente e che… varremengo! …opto per un calcio nel didietro e lo spedisco dentro il cinema.
Tutti poi insistono per chiedermi il numero di telefono: "Prof. Ivano! Low samaht, Raqmak al Tilifun!" (professor Ivano, per favore, il tuo numero di telefono!) Delusi quando spiego loro che non posso dare a tutti il numero. Verrei chiamato continuamente. Però non demordono. Ad ogni appello, ad ogni inizio di lezione, alla fine, durante l’intervallo… mi chiedono il numero!
Uno poi pensa: "Sono ragazzini". Vero NIENTE! Tutti gli egiziani sono così. Tali e quali.
Ieri mattina, Lunedì, durante la prima lezione della terza settimana, ho scoperto che due si erano picchiati di santa ragione… durante la lezione!
Non so come sia successo. Mi giro.. sento un po’ di trambusto e… deve essere partito un diretto sul viso di un certo P.H. che, detto fra noi, meritava ben più di un pugno.
E’ il caos.. Mezza classe si alza in piedi. Chi per fare il delatore e sputtanare il "boxeur" chi per difendere il malcapitato.
Le voci si sommano le une con le altre in un crescendo di eccitazione.
E’ troppo. Mi metto a sbraitare anch’io e li faccio sedere.
Adesso c’è un silenzio di tomba.
Mando uno dei miei alunni peggiori, Omar (passa le mattinate a dormire), a chiamare il mio asso nella manica: Abdu.
Abdu arriva subito. Lui lavora nell’officina dell’Istituto. Si occupa di torni e frese.
Ovviamente è un ex-allievo, ora insegnante. Temutissimo dai ragazzini, appena entra in classe, è come se la temperatura si abbassasse di 20 gradi.
Chiamare Abdu è come chiamare l’esorcista. Basta anche solo dire il suo nome e i ragazzini merdosi tacciono all’istante.
Stavolta sono stato veramente cattivo. Ma mi ci hanno costretto. Sono stato costretto a minacciarli pesantemente.
La prossima volta che succederà qualcosa li manderò direttamente a casa. Questo, se accadesse sarebbe gravissimo, per loro e per la loro presentazione all’esame finale che si terrà il 18 agosto.
Dubito che servirà a qualcosa. Se non altro adesso sono pienamente di avere fatto un errore: sono stato troppo amichevole con loro e adesso ne pago lo scotto.
Da domani assumerò un atteggiamento prussiano fin dai primi minuti di lezione. In fila per uno. Silenzio. Alzate la mano. Silenzio.
Da domani si cambia musica. Speriamo non mi scappi da ridere.